Negli Stati Uniti, Alinsky è sinonimo di community organizing, un metodo di organizzazione “dei senza-potere” delle comunità americane. Una figura leggendaria e sfuggente: citando Thomas Paine, aveva piacere a essere definito “un ribelle”, ma amava anche immaginarsi come il “Machiavelli dei poveri”. I suoi successi come organizzatore nella Chicago degli anni Trenta – città corrotta, in crisi, attraversata da conflitti sindacali e sociali – gli regalarono la ribalta nazionale. Questo volume è la prima edizione italiana del testo con il quale Alinsky, nel 1946, riflette su un decennio di battaglie di comunità. Fra aneddoti e considerazioni di metodo, il suo Reveille for Radicals offre un racconto di cosa volesse dire mettere insieme i vescovi e i sindacalisti, le comunità immigrate e le palestre popolari e riuscire a vincere: la chiave di volta erano l’autorganizzazione e il metodo. La sua missione diventerà quella di diffondere il metodo del community organizing in tutti gli Stati Uniti, dalle battaglie contadine dei chicanos a quelle degli afroamericani per i diritti sociali e civili. Il metodo di Alinsky diventerà un pilastro delle politiche partecipative in molte città americane; dialogherà con Martin Luther King e sarà fonte di ispirazione per attivisti, sindacalisti e politici, da Barack Obama a Bernie Sanders. È una storia americana – lottare perché la società del suo paese mantenga la promessa democratica delle origini – divenuta popolare anche qui in Europa: nella crisi di questo decennio, il community organizing è divenuto fonte di ispirazione per le nostre società, sempre più diseguali e disunite. Da Black Lives Matter ai movimenti contro la crisi in Europa, Alinsky offre ancora un’opportunità per imparare a organizzarsi.