Ottimismo Crudele

23,00

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350 pp.
2025

Che cosa vuol dire vivere nell’ombra di un sogno irrealizzabile? Crederci, contro ogni evidenza, finché non avrà prosciugato la nostra quotidianità? Languire sperando che le promesse del neoliberismo – mobilità sociale, sicurezza economica, giustizia sociale, stabilità affettiva – si possano realizzare, nel terrore che i tasselli del puzzle della nostra felicità si rivelino per quello che sono: le macerie di una realtà in cui la crisi è diventata una condizione ordinaria, e la reazione al trauma è sfumata in un adattamento in consapevole, un ottimismo acritico, infondato, ostinato, crudele. Lauren Berlant vuole farci aprire gli occhi, dimostrarci che a dettare i criteri della «buona vita» sono le stesse condizioni che li rendono inaccessibili. L’ottimismo crudele è l’altra faccia del realismo capitalista che neutralizza qualsiasi visione di una prospettiva migliore: la pulsione a restare aggrappati a desideri che costituiscono un ostacolo alla nostra felicità.
Seguendo una complessa rete di «scene» attraverso la lente della psicanalisi, della queer theory e della fantascienza, Berlant fa emergere le dinamiche del processo proteiforme che lega realtà e ideologia, individualità e desiderio. E, nel farlo, porta alla luce le possibilità atrofizzate da una realtà che ci schiaccia nella «morte lenta»: quella perversa rassicurazione che si prova a spegnersi a ritmo costante, senza imprevisti. Squarciare il velo dell’ottimismo crudele però non vuol dire disconoscere il potere trasformativo della fantasia – dietro la paura della perdita possiamo scoprire nuove forme di reciprocità, di solidarietà e di altruismo grazie a cui immaginare un’altra vita. Una vita che valga la pena vivere.