L’arte contemporanea sembra aver messo da parte i temi universali dell’esistenza e della spiritualità, ma anche quelli di una oggettiva critica sociale, e della ricerca di verità. L’arte, nel 2020, ha seguito i passi del giornalismo mainstream, associandosi a movimenti politici e ponendosi come propaganda visiva, auto-annullando la sua capacità di poiesis, di creazione poetica, di sguardo dell’altrove. Come, allora, poter ricostruire pensiero, poesia e, allo stesso tempo, un’attitudine libera alla vita e al mondo nell’epoca della paura e di una nuova censura in nome di un “pensiero giusto” che è – antidemocraticamente – anche l’unico che viene offerto dalle bocche dei media sempre più agguerriti?