Il papalagi

16,50

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156 pp.
2024

E se per una volta fosse il Papalagi, «l’uomo bianco» a finire sotto la lente di ingrandimento di un antropologo venuto da altrove?
Se fosse l’uomo bianco ad essere osservato da un capo Samoa che poi racconta le insensate abitudini, le follie generali, la ridicola e surreale esistenza, le tare e le deliranti manie di questa tribù dei Bianchi che appare inevitabilmente votata al disastro? Il risultato è un trattato etnologico esilarante e atroce. Un breviario della demenza tecnoindustriale. Tuiavii viaggiò in Europa all’inizio del XX secolo e scoprì un mondo incomprensibile, che nulla aveva a che fare con la vita semplice e spensierata dei samoani, che non conoscevano – né avevano bisogno – il denaro (il tondo metallo), né i grandi edifici (casse di pietra), i cinema (locali di pseudo-vita), né i giornali (i molti fogli)…
Tuiavii scrisse questi discorsi per convincere il suo popolo a non lasciarsi trascinare dalle false comodità del mondo occidentale. Un amico tedesco, Eric Scheurmann, raccolse i testi e li pubblicò in Occidente. Accompagnato dal saggio sulle Samoa di Erich Scheurmann per la prima volta tradotto in italiano, nonché dalle sue fotografie.