In decine di migliaia di anni il nostro corpo non ha subito modifiche biologiche. L’homo sapiens ha intessuto una storia fatta di processi simbolici, culture, rappresentazioni, abitando sempre lo stesso corpo che ha segnato il confine tra il dentro e il fuori. Nell’era del postumano, però, il corpo sembra essersi smaterializzato, disseminato. È l’insetto kafkiano, l’androide di Dick, il cyborg di Ballard e Haraway. Eppure continua a essere il braccio a muovere il pennello dell’artista, l’occhio a guardare il foglio bianco, la mano a digitare le lettere sulla tastiera. Il corpo è ancora rivoluzionario. Con l’ingresso del Metaverso e del fashion NFT sulla scena, oggi Il corpo virtuale di Antonio Caronia diventa una lettura profetica. Ma è anche una guida per guardare il presente con le lenti di un futuro passato, uno squarcio nell’immaginario, tra ciò che siamo stati e ciò che potevamo diventare, come società e come corpi.