Hyperpop

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164 pp.
2025

Estatico, sperimentale, zuccherino. Nato all’inizio degli anni Duemiladieci dalle manipolazioni sonore di SOPHIE e A.G. Cook, l’hyperpop irrompe nel mainstream con la brat summer di Charli XCX. Flirtando apertamente con la cultura consumistica, la mercificazione sfrenata e la messa in scena del sé, la musica hyperpop esaspera le caratteristiche del pop per portarle all’estremo, in uno slancio al contempo critico e godereccio.
Tra colori sgargianti e voci angeliche, velocità vertiginose e artificialità spinta, Julie Ackermann si addentra nella colonna sonora di un capitalismo impazzito, più intenso e violento che mai. Rifacendosi agli strumenti dell’accelerazionismo e profilando l’orizzonte di un’utopia queer nel futuro, Ackermann si interroga sull’ambiguità e sul complesso rapporto che questa estetica intrattiene con il reale. Oltre la satira, oltre la facciata sintetica, l’hyperpop sfugge al cinismo e approda a una nuova forma di sincerità: una post-ironia capace di opporsi al catastrofismo imperante e far implodere la cultura capitalista dall’interno.
Traduzione di Akoi 1.