Progetto Eden dà spazio e immagine alle mete, indaga le «nature» dei destini perseguiti, le concrete «cadute» dei traguardi immaginati e gli strumenti di lavoro, vita, pensiero attivati per raggiungerli. «Origine è la meta», ha sostenuto Karl Kraus. Se l’Eden è l’origine in quanto tale è sempre perduta, quindi può essere solo posta come aspirazione. Nelle tesi Sul concetto di storia Walter Benjamin ha denominato «progresso» il progetto della modernità che spinge a porre l’Eden come fine, ma è proprio la fissazione sull’obiettivo che continua ad allontanare dall’origine, vivendo costantemente nella malinconia del paradiso perduto. Giorgio Agamben invita a ragionare su cosa significa abitare: le risposte possibili fanno incrociare ideali spesso sfocati, opportunismi consolidati, situazioni trovate e già direzionate, nelle quali insediare necessità e desideri. La meta è un’immagine che può sfuggire, è identificata o con il vivente primigenio e incorrotto o con la città perfetta in base al modularsi del rapporto cultura-natura, è interiorizzabile al prevalere di astrazioni o irrealizzabile al cospetto di neorealismi. La meta, agognata, precisa il senso del viaggio a volte il viaggio appare come l’unico strumento atto a metterla a fuoco.