Utopie Realizzabili

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Tra i numerosi testi teorici pubblicati da Yona Friedman – in campi differenti, dalla sociologia alla fisica – Utopie realizzabili (scritto nel 1974) si presenta come un’apparente contraddizione in termini. Eppure avverte Friedman, credere in un’utopia ed essere contemporaneamente realisti non è una contraddizione, «un’utopia è, per eccellenza, realizzabile» a condizione di ottenere il necessario consenso collettivo perché un’utopia imposta con la forza non è più tale. Un’utopia generosa e non paternalista non può essere realizzata da una massa: solo i piccoli gruppi possono farlo perché solo al loro interno la comunicazione diretta è efficace: «La comunicazione generalizzata è quindi possibile solo quando i fatti da comunicare sono già noti a tutti in precedenza; non è possibile per propagandare idee nuove». La critica radicale della comunicazione globale – abbozzata ben prima dell’avvento di Internet – e la teoria del “gruppo critico”, argomentate con un linguaggio piano e razionale, sono forse i risultati principali di questo studio che oltre alla teoria offre delle regole per la sua applicazione. Dopotutto la fiducia di Friedman quasi messianica nei piccoli gruppi di oggi, che saranno le maggioranze del futuro, riflette quanto aveva già constatato Robert Musil: «ma utopia ha pressappoco lo stesso significato di possibilità […] Il presente non è altro che un’ipotesi ancora non superata».