“C’era qualcosa di disperato e insieme indomito in quel gatto, qualcosa che colpiva al cuore. Benché fosse smilzo come un gatto da tempo affamato e con il pelo un po’ sgualcito dalla vita di strada, camminava fiero e impavido, col suo mantello nero e le zampe e il viso bianchi, simile alla figura di un inchiostro giapponese”.