They call us dreamers but we’re the ones who don’t sleep guarda alle speranze e ai sogni della gioventù, con l’obiettivo di creare una testimonianza del nostro tempo. Il progetto è ispirato dalle infinite possibilità della gioventù. La maggior parte del progetto è stato girato in Medio Oriente e in situazioni legate alla rivoluzione della Primavera Araba o in zone di conflitto in cui troppo spesso la gioventù è privata dal suo diritto ad essere giovane. Selezionato da Hannah Watson (Trolley Books), il libro fornisce “un’accurata rappresentazione del contesto dei suoi ritratti di giovani, fotografati prevalentemente in Medio Oriente. Il titolo stesso del progetto da cui il libro nasce, Make a wish, è una richiesta di scrivere a mano in un quaderno le loro speranze e paure riguardanti il futuro. I ritratti sono splendidi e si alternano alle immagini delle città che ha visitato, da Gaza a Teheran