The Passenger- Svizzera
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Un paese senza una lingua comune, multiconfessionale, in cui le autorità locali hanno lo stesso peso di quelle nazionali, circondato da grandi potenze – eppure coeso, longevo, stabile, forte. Questa Willensnation, nazione fondata sulla volontà (e non su basi etniche o linguistiche) è spesso vista con diffidenza, se non aperta «elvetofobia», termine coniato da Guido De Franceschi nella rubrica che apre il volume. Sebbene sia permeata da una cultura piuttosto liberale – basti pensare all’approccio sulle droghe, sulla prostituzione o sul suicidio assistito – sono gli ambienti reazionari che più la citano e la stimano. Generalmente la frase «se fossimo in Svizzera…» è il preludio a una discussione xenofoba da bar e questo nonostante la percentuale della popolazione straniera nella Confederazione sia il triplo che in Italia. La «voce del bar» del resto è molto forte nella stessa Svizzera, che non solo non è esente dal populismo, ma in un certo senso, a giudicare dal successo pluridecennale del partito di destra sovranista Udc, ne è la patria. Eppure la sensazione è che in questo modello di democrazia consociativa anche l’effetto dei partiti più radicali sia mitigato: non solo dalla forma di governo, ma anche dal potere espresso da ogni cittadino attraverso la democrazia diretta, fondamento dell’identità nazionale. L’altra faccia della medaglia di questo mondo in miniatura, con il cittadino al centro, è un’insofferenza verso ogni rischio di assimilazione a istituzioni europee o internazionali e una tendenza a un atteggiamento cospirativo – vedi il segreto in ambito bancario ora rimosso, perlomeno ufficialmente, ma che permane in altri settori e sotto altre forme e a un provincialismo che ha una sua diabolica applicazione nel culto del dialetto svizzero tedesco da esibire come uno status symbol che esclude tutti coloro che non lo parlano. Protetta dalla proverbiale riservatezza dei suoi abitanti ancor più che dal suo formidabile esercito o dalle invalicabili cime innevate, la Svizzera è un paese che ha fatto dell’invisibilità la sua forza. Ma questo incredibile cocktail di contraddizioni glocal lo rende un esperimento politico e culturale troppo interessante per lasciarlo nascosto e misconosciuto proprio nel cuore dell’Europa.