Nell’anno successivo alla morte della sua fidanzata, Anders Nilsen ha riempito quaderni e taccuini di schizzi e riflessioni. Un flusso di coscienza per rielaborare il lutto, ritrovare un senso, darsene uno nuovo. Per far pace con la perdita e accettarla come parte inevitabile della vita. Ingiusta o meno che sia. The End è nato dalla ulteriore rielaborazione di quei frammenti. Un condensato di emozioni che, per quanto doloroso, permette di riflettere sulla più universale delle esperienze umane. Il linguaggio e il tratto si piegano e si contorcono, oscillando dal dialogo immaginario all’astrattismo puro, dalla nostalgia dei ricordi alla difficile visualizzazione di un futuro che pure esiste.