Teatro Statico

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256 pp.
2024

«Chiamo teatro statico quello in cui l’intreccio drammatico non costituisce azione – cioè in cui le figure non soltanto non agiscono, poiché non si muovono né parlano di muoversi, ma non possiedono nemmeno i sensi necessari per produrre un’azione; in cui non c’è conflitto, né perfetto intreccio. Si dirà che questo non è teatro. Credo che lo sia, perché credo che il teatro trascenda il teatro puramente dinamico e che l’essenziale del teatro sia, non l’azione, né la progressione e la continuità dell’azione, ma, in un’accezione più ampia, la rivelazione delle anime attraverso le parole scambiate o la creazione di situazioni». Il volume raccoglie, per la prima volta in versione italiana, i quattordici «drammi statici» di Fernando Pessoa, composti tra il 1913 e il 1934, dei quali solo Il marinaio (1915) fu pubblicato in vita dall’autore. In gran parte sconosciuti prima di un meticoloso lavoro di scavo svolto nell’archivio di Pessoa, questi testi restituiscono un altro e fondamentale versante della sua magmatica attività.
La natura di Pessoa fu intimamente drammaturgica, anche quando questo carattere si manifestò mediante la spersonalizzazione poetica che diede origine a più di un centinaio di «eteronimi», autori fittizi radicalmente diversi per personalità e visione del mondo. Il suo teatro sprovvisto di azione, in cui l’enigma della condizione umana si traduce in spettacolo dell’inconscio, si proietta già verso esiti che saranno sperimentati con maggiore continuità dalle avanguardie del XX secolo.
L’edizione è arricchita da un’appendice che raccoglie frammenti aggiuntivi riferibili alle pièce più organiche, oltre ad alcune lettere e agli appunti in cui Pessoa formula la sua idea di teatro.