Al Black Mountain College, la scuola sperimentale nel North Carolina che aveva accolto i coniugi Albers in fuga dal nazismo, Anni era solita ripetere ai suoi studenti: «Bisogna esplorare luoghi dove nessuno prima di noi è mai stato». Un atteggiamento spregiudicato che non doveva tuttavia precludere uno sguardo retrospettivo capace di misurare i progressi fatti nel campo delle arti e del design. Solo sapendo a che punto siamo possiamo dissipare la confusione che ci impedisce di vivere con consapevolezza il processo creativo e di individuare nuove strade. Questa raccolta di testi, introdotti da una prefazione di Nicholas Fox Weber, dà accesso a un pensiero illuminato che ha preso forma in cinquant’anni di attività – dal periodo al Bauhaus di Weimar e Dessau fino agli anni ottanta negli Stati Uniti – nutrendosi dell’esperienza sul campo oltre che di letture teoriche e filosofiche. Anni Albers ritorna su alcuni temi che le stanno particolarmente a cuore: la superiorità di un design anonimo e senza tempo, funzionale e non autoreferenziale; l’importanza del corpo a corpo con il materiale; l’idea che i limiti esterni giovino all’immaginazione; il valore dell’audacia; la convinzione che l’atto di creare sia l’emozione più intensa che si possa conoscere. Ancora oggi i suoi scritti sul design e sull’arte della tessitura sono studiati nelle università di tutto il mondo, e il suo insegnamento continua a essere un’inesauribile fonte di ispirazione.