Sotto il vessillo di re morte

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144 pp.
2023

Ambientata nell’epoca d’oro della pirateria atlantica, questa storia non parla di tesori sepolti, navi fantasma o pirati innamorati della bella figlia del governatore, ma di una confraternita di comuni marinai che issando il vessillo di Re Morte decidono di diventare fuorilegge, sapendo bene che la loro sarà una vita breve (con il patibolo sempre sullo sfondo), ma almeno felice. La pensano così anche i tre protagonisti di questa storia, tre plebei del mare – John Gwin, un afroamericano fuggito dalla schiavitù, Ruben Dekker, un semplice marinaio di Amsterdam, e Mark, ovvero Mary Reed, una donna che si traveste da uomo per poter sopravvivere – le cui vite s’incrociano a bordo di un veliero della Royal African Company. Reclutati a forza su una nave negriera, le inumane condizioni di lavoro e l’infame traffico che sono costretti a svolgere li spinge a ribellarsi insieme all’intero equipaggio. Ma l’ammutinamento contro il tirannico capitano Skinner, gettato in mare con i suoi ufficiali, diventa in realtà l’atto fondativo di un nuovo ordine sociale egualitario – elezione diretta del capitano, mutuo soccorso, equa distribuzione del bottino… – che ribalta le ferree gerarchie in mare e a terra. È il mondo alla rovescia. Un mondo seducente che le potenti autorità di Londra sanno di dover schiacciare. E così scatenano una guerra senza prigionieri tra l’alta società londinese e i pirati d’alto mare. A soccombere saranno i fuorilegge, e i loro corpi appesi sulla forca dondoleranno a lungo nei porti d’America e d’Europa. Eppure saranno proprio loro, le «canaglie di tutto il mondo», a imprimersi nella memoria collettiva come gli eroi positivi di questa storia: uomini (e donne) liberi che pur sapendo di essere destinati a una fine violenta, non hanno voluto vivere in nessun altro modo. Ed è per questo che li amiamo ancora.