In Raving, McKenzie Wark tratteggia un ritratto intimo e collettivo della scena rave trans e queer di New York. Nel suo racconto il rave è dipendenza, rituale, performance, catarsi; un’esperienza sublime, piena di grazia, ma anche un atto di resistenza. Soprattutto, il rave è «una pratica collaborativa che rende sopportabile questa vita», a prescindere dai bisogni e dalle motivazioni individuali. Nel rave la techno apre uno spazio di nuove possibilità sonore e temporali, delinea un’arte fatta per chiunque si lasci trasportare dal ritmo. Muovendosi tra autofiction e autotheory, Wark imprime sulla pagina il fumo, le luci, le droghe, il sesso, i corpi aggrovigliati e la musica martellante, per individuare nella materia caotica, pulsante, del rave un’estetica e una politica: una via per ballare tra le rovine del capitale al collasso.