In Materia Vibrante, Jane Bennett, teorica politica nota per il suo lavoro su natura, etica e affetti, sposta la nostra attenzione dall’esperienza umana delle cose, alle cose stesse. Bennett apre la teoria politica al ricononscimento della partecipazione attiva delle forze non umane agli eventi, proponendo il concetto di una “materialità vitale” che scorre lungo e attraverso tutti i generi di corpi, umani e non umani. Materia Vibrante indaga i modi in cui le analisi politiche degli eventi mondiali potrebbero cambiare, se imparassimo a pensare l’agency come l’effetto che emerge da configurazioni specifiche e particolari di forze umane e non umane. Un concetto di agentività che superi il dominio dell’umano indurrebbe a coltivare politiche più responsabili ed ecologicamente sostenibili: politiche non finalizzate a diffondere sensi di colpa e a condannare le persone, bensì dedite a comprendere la rete di forze che informano situazioni ed eventi. Bennett esamina le implicazioni politiche e teoriche del materialismo vitale attraverso un’analisi innovativa di oggetti quotidiani e fenomeni fisici, che vanno dalle cellule staminali agli oli di pesce, passando per l’elettricità, i metalli e i rifiuti. Le sue riflessioni si concentrano sulla potenza vitale di formazioni materiali come le discariche, capaci di generare vivaci flussi di sostanze chimiche, e gli omega-3, acidi grassi che possono trasformare la chimica del cervello e l’umore.