Kathy Shorr, cresciuta a Brooklyn, ha comprato la sua prima auto a 17 anni e ha sempre amato guidare. La sua passione risale all’infanzia, quando ancora pochi residenti del suo quartiere possedevano un’auto. Da ragazza fu ispirata dall’intraprendenza della nonna: unico membro della famiglia a possederne una e a poterla guidare. Forse per questo dopo la laurea Shorr trovò lavoro come autista di limousine, trasformando il veicolo in uno studio fotografico su ruote. Per nove mesi ha immortalato un’ampia varietà di passeggeri diretti a matrimoni, balli di fine anno, quinceañeras e altre celebrazioni. L’interno elegante della limousine serviva come spazio privato, permettendo a passeggeri provenienti da ceti popolari di abbracciare un temporaneo status di celebrità.
Il lavoro di Shorr attinge così a due generi distinti nella storia della fotografia: il viaggio su strada – si pensi a California Kiss di Elliott Erwitt – e il ritratto in studio. Come le famiglie che raggiungevano il laboratorio di un fotografo per immortalare un’occasione speciale, i suoi soggetti entravano nell’auto con i loro abiti più eleganti per vivere un momento di celebrazione. La limousine negli anni ’80 incarnava il massimo simbolo di lusso e status sociale. Lunga, elegante e spesso dotata di interni sfarzosi, rappresentava il successo economico e l’accesso a un mondo esclusivo. Come scrive Chris Lezotte, sebbene spesso stereotipate come troppo deboli per gestire la ‘bestia motorizzata’, le donne hanno da sempre sfidato gli stereotipi di genere per rivendicare l’auto come fonte di autonomia. La nonna di Shorr usava la sua Chevy principalmente per escursioni familiari, ma anche come mezzo di indipendenza. Kathy invece, come fotografa e autista, si è affidata all’automobile per offrire a se stessa e ai suoi passeggeri il viaggio della vita.