Con “L’immaginazione melodrammatica” Peter Brooks analizza e spiega, a partire dalla sua nascita in seno alla Rivoluzione francese, cosa è stato, cosa è diventato e qual è la natura del melodramma, da genere teatrale a modello compositivo di romanzi, film e altri tipi di narrazioni. L’immaginazione letteraria contemporanea cela le proprie radici nel melodramma, una forma di teatro in prosa con accompagnamento orchestrale che ha conquistato Parigi nei primi decenni del XIX secolo per diffondersi poi con successo in tutta Europa in quelli successivi. Questi spettacoli attiravano un pubblico vario, «dalle classi più umili alla media borghesia e persino taluni aristocratici », sia per i temi sia per il lessico, ma anche per la strutturazione. Il palco permetteva infatti a fanciulle innocenti e subdoli traditori, giovani coraggiosi e tiranni malvagi di dare voce ai sentimenti più profondi, alle paure più angoscianti, e di mettere in scena rappresentazioni di «immagini iperboliche, di eventi grandiosi e foschi, di legami occulti e di identità mascherate, di rapimenti, di veleni ad azione lenta e prolungata, società segrete, paternità misteriose». Ovvero, tutto ciò che sarebbe diventato ingrediente fondamentale del romanzo ottocentesco. Alternando analisi storica e critica, Brooks svela non solo come nelle opere di Honoré de Balzac e Henry James, Charles Dickens e Fëdor Dostoevskij siano rintracciabili gli elementi costitutivi del melodramma, ma come il successo e l’affermazione del genere romanzo siano legati a quella specifica prassi di racconto di ambienti, personaggi e passioni: un modo di concepire e narrare i conflitti nella società che ci ha aiutato a comprendere il mondo e noi stessi; chi siamo e chi potremmo essere. Prefazione di Mariolina Bongiovanni Bertini.