Tutto è informazione e tutto è sempre disponibile, ma siamo confusi come in un labirinto. Oggi la musica che balliamo non è ciò che ci rappresenta, sembra piuttosto una transizione identitaria automatica. Il suono è fatto di vibrazioni, di materiali che si percuotono, di ritmi che muovono i corpi. Andrea Benedetti ricostruisce un’altra storia del suono, soffermandosi sulle svolte epocali della relazione tra musica e tecnologia e sulle teorie di tanti artisti geniali che hanno cercato di cambiare lo status quo oltre ogni previsione possibile. Dalla preistoria fino ad arrivare alla nascita di generi come house e techno, emergono i tratti di una rivoluzione sonora e sociale di cui possiamo riannodare i fili in queste pagine che collegano passato, presente e futuro e ci fanno capire come la visione techno sia ancora unica e indispensabile. Il volume è arricchito da una raccolta di interviste ai maggiori produttori techno di Detroit e i saggi di Francesca Borelli e Andrea Paolo Lisi. Il primo si incentra sulla necessità del dialogo fra le culture grazie alla musica e sull’analisi del delicato tema dell’appropriazione culturale nell’era digitale, mentre il secondo illustra le ragioni per cui la techno si mostra più interessata ad attualizzare gli ideali della modernità umanista e universalista, che non a esprimere valori identitari di tipo razziale o comunitario. Chiude il progetto una postfazione di Christian Zingales, geniale critico musicale di Blow Up e grande conoscitore del mondo techno mondiale.