Jhalak è il termine hindi che traduciamo in inglese “glimpse” e in italiano “intravedere, dare uno sguardo, un assaggio”. Jhalak è proprio questo, uno sguardo, quello di Ilaria Magliocchetti Lombi, sull’India, risultato dell’ultimo dei suoi molteplici viaggi in quella terra così multiforme e complessa.
Non ha pretese di illustrare, Jhalak, vuole accompagnare i suoi lettori in un viaggio fatto di apparizioni, immagini di luoghi e di vita quotidiana, catturati e consegnati allo sguardo del lettore, lontani dagli stereotipi.
Nell’India di Jhalak il bianco e nero, la grana e i contrasti, suggeriscono sensazioni più che raccontare fatti, esprimono quasi tattilmente la pastosità dei luoghi, la loro matericità, gli abiti e la pelle delle persone. Il testo introduttivo di Vasco Brondi, tradotto in inglese da Livia Franchini, riporta un’altra esperienza di viaggio in India, un viaggio che, similmente a quello di Ilaria, nulla ha a che fare con l’esperienza dell’esotico e molto con una risonanza interiore, qualcosa di preesistente, che finalmente trova il suo posto.
Jhalak è un libro-non libro, ha la freschezza della pubblicazione indipendente e la progettazione del volume pensato e strutturato fin nei minimi dettagli. Con le sue foto-poster non rilegate e tenute insieme da un elastico, Jhalak invita il lettore ad essere parte attiva dell’esperienza di fruizione del volume. Le immagini, mostrate solo a metà, interagiscono tra loro, suggerendo nuovi significati possibili per poi rivelarsi nella loro interezza, una volta tolto l’elastico e liberati i poster. Si rivolge al lettore appassionato di fotografia di viaggio, seppur lontano dai canoni classici; a chi è curioso di avere una pubblicazione inusuale tra le mani e a chi ama l’India e il suo mondo, evocato eppure così avvolgente.