Le biblioteche di fabbrica olivettiane hanno rappresentato concretamente la cultura che irrompe nei luoghi del lavoro manuale; quelle dei Centri Culturali e Comunitari l’hanno elevata a perno di una nuova visione della società, che intorno a un luogo di condivisione culturale si fa vera comunità. Una rivoluzione a pieno titolo, che non si è esaurita con l’esperienza olivettiana ma ha dato impulso a diverse iniziative successive, suggerendo un nuovo modello di biblioteca inteso come spazio di un tempo riconquistato, da dedicare alla lettura, alla curiosità, alla immaginazione. Uno spazio di confronto e di incontro. Lo spazio di un tempo umano. Questa idea può trovare applicazione anche nell’attualità, dando un senso rinnovato alle biblioteche, infrastrutture culturali per lo sviluppo di comunità, tra passione civile e azione sociale.