Il Manoscritto Pervenuto Misteriosamente da Sant’Elena

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176 pp.
2021

«Ormai ero soltanto uno fra gli spettatori del secolo». Questo libro è un unicum narrativo dove verità e finzione sono del tutto indistricabili, un enigma che da due secoli intriga storici, letterati, lettori. Pubblicato in francese a Londra nell’aprile del 1817, il Manoscritto si presentava come un’autobiografia di Napoleone, ma l’imperatore, che ne ricevette una copia a Sant’Elena, negò d’averlo scritto – pur rimanendone affascinato.
Chiunque egli fosse, è indubbio che nell’anonimo autore si celasse la mano di uno scrittore. La prosa asciutta e lapidaria, il ritmo concitato della narrazione, gli effetti retorici e spettacolari di uno stile che rispecchia l’interiore partecipazione agli avvenimenti: tutto asseconda in modo prodigioso la rappresentazione mimetica degli orgogliosi ricordi e delle frustrazioni che dovettero alimentare la vita quotidiana di Napoleone a Sant’Elena.
Le note che Napoleone ha voluto aggiungere per «correggere» qui e là le affermazioni del Manoscritto non fanno che infittire il mistero della sua autenticità. Nella sua indispensabile introduzione Sergio Romano ne ricostruisce le trame, ripercorrendo le varie ipotesi sulla paternità del Manoscritto: i grandi figli del secolo Madame de Staël e Benjamin Constant, o il più oscuro agronomo ginevrino Lullin de Châteauvieux?
«È un’opera che farà epoca»: è il giudizio con cui Napoleone stesso suggellò il fascino di un racconto che lo consegnava alla storia come personaggio letterario, e che insieme restituiva alla storia il senso magico di un’avventura umana.