“Il paradiso è l’ossessione dei giardini”, scrive Derek Jarman, “e anche il mio ne è ossessionato”. Se l’immagine pubblica di Jarman è quella del regista geniale la cui opera, spesso imperniata su temi come la sessualità e la violenza, non smette di generare polemiche, nella sfera privata l’artista fu invece l’artefice di un giardino-paradiso. Lo realizzò in un contesto ambientale che molti probabilmente giudicherebbero piú infernale che paradisiaco: un’arida, piatta, spesso desolata distesa di ciottoli, che ha per orizzonte la centrale nucleare di Dungeness, nel Kent. Eppure Jarman, appassionato di giardinaggio fin dall’infanzia, riuscí a unire l’occhio del pittore, la competenza botanica e i principi ecologici nella creazione di un paesaggio in cui convivono selci, conchiglie e detriti di legno reperiti sulla spiaggia di Dungeness, sculture composte di pietre, vecchi attrezzi e objets trouvés, piante autoctone, cespugli e fiori introdotti da Jarman stesso. Questo libro ne registra lo sviluppo dall’inizio, nel 1986, fino all’ultimo anno di vita del regista. E la testimonianza è accompagnata dalle oltre 150 fotografie scattate, a partire dal 1991, dall’amico fotografo Howard Sooley, che ritraggono il giardino in tutte le sue fasi e nelle diverse stagioni. Le angolazioni con cui sono prese svelano la sua complessa pianta geometrica, i suoi magici cerchi di pietre e le affascinanti e bizzarre sculture. Ma colgono anche squarci della vita quotidiana di Jarman a Dungeness, mentre passeggia, strappa le erbacce, innaffia, oppure semplicemente si gode la vita. Il giardino di Derek Jarman è l’ultimo libro scritto dall’autore. Questo diario, proprio come il giardino di cui parla, costituisce il memoriale piú adeguato a rievocare un artista amatissimo di immenso talento che, a dispetto di tutto, nel piú inospitale dei luoghi, creò un’opera di incredibile bellezza. Appassionerà chiunque ami il giardinaggio e le numerose schiere di ammiratori di quest’uomo straordinario.