Nella poesia, come nella vita, i piccoli devono sempre aspettare, perché i grandi non vogliono occuparsi di loro fin quando non sia venuta la loro volta. Il piccolo Sven crebbe accarezzato e adorato da tutti. Aveva lunghi capelli d’oro, e sua madre, in memoria della bimba che non era venuta, aveva l’abitudine di arricciarglieli; i riccioli incorniciavano il suo fine visetto, in cui brillavano due occhi d’angelo, di meravigliosa bellezza. Mai bimbo ebbe occhi più grandi e più profondi, con uno sguardo così precocemente meditabondo; mai bimbo ebbe una manina più delicata e fiduciosa, che s’insinuava in quella dei grandi, come sapesse ch’egli era dappertutto al sicuro, poiché ignorava che cosa fosse il male.