Esiste ancora un’immagine radicale? È ancora possibile immaginare una produzione visiva capace di scardinare il discorso egemonico e di riaffermare i diritti e le rivendicazioni degli oppressi? Sono queste le domande da cui Irmgard Emmelhainz parte per indagare il potenziale rivoluzionario delle immagini oggi, in un mondo per certi aspetti già post-apocalittico e lacerato da numerosi scenari catastrofici. Navigando attraverso una serie di opere (narrative, filmiche, fotografiche, teatrali, performative), la critica messicana ricostruisce il sensorium della violenza contemporaneo, in cui l’autodistruzione sembra essere ormai tanto il destino della Modernità, quanto l’ultima arma rimasta alle popolazioni ridondanti, rese superflue e sacrificabili dal Progresso dell’Occidente.