In questa originale ricostruzione dello sviluppo urbano, Bookchin ci mostra come le città non siano sempre state quelle concentrazioni utili a facilitare gli scambi capitalistici e il consumo individuale, ma siano piuttosto state il “locus” della convivenza, del confronto e della democrazia diretta. Non a caso la città, prima di trasformarsi in megalopoli, si è a lungo basata sul mutualismo più che sulla competizione, replicando il modo di funzionare tipico degli ecosistemi. Ed è all’interno di questo paradigma che i cittadini – la realtà vivente della democrazia, il corpo politico tangibile – dovrebbero rivendicare quel cruciale concetto di cittadinanza che lo Stato burocratico e il capitalismo consumista hanno vanificato, trasformandoli così in semplici elettori e clienti. È dunque necessario re-inventare un municipalismo libertario consapevole della sua ricchissima storia e capace di riportare la politica alle sue origini: non «arte di governo» in mano a professionisti e burocrati ma pratica di autodeterminazione quotidiana dei cittadini.