“Coppie minime” di Giulia Martini, una delle voci più sapienti e originali tra i giovani poeti nati negli anni ’90, consegna al lettore una folgorante prova di maturità stilistica e linguistica, riflesso di un’approfondita consapevolezza dello spazio vitale entro cui il corpo, le relazioni e lo sguardo si sono formati e hanno assunto una propria, precisa, dimensione. “La ricerca espressiva di questo libro”, come descrive nella prefazione Francesco Vasarri, è piena “di movimenti che dalla lingua puntano alla sua ombra, o comunque lavorano in un’intercapedine tra la cosa effettivamente detta e quella a cui, anche con residuati di surrealismo freudiano, si stava – forse con maggior precisione – pensando”.