Se la poesia nasce dallo scontro tra struttura sintattica e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua, poche testimonianze poetiche del secondo Novecento hanno prodotto un attrito paragonabile a “Composita solvantur”. Ultima raccolta di Franco Fortini – che mai come in queste pagine indaga e mette alla prova la frizione fra privato e pubblico, antichità e modernità, uomo e natura, vita e morte -, quest’opera pone al suo centro il tema della dissoluzione, della decomposizione, della riduzione alle particelle elementari: un processo trasformativo che rintraccia negli elementi minuti di ogni esistenza – umana, animale, vegetale – un carattere universale. Scritte tra il 1984 e il 1993, le poesie di “Composita solvantur” stupiscono non solo per la varietà delle soluzioni adottate – dalle terzine dantesche agli «scherzi» in rima baciata -, ma anche per la densità dello stile. Una «poesia dell’intelligenza», per citare Pier Vincenzo Mengaldo, «rarissima in questi tempi viscerali».