Alea №4 – Odio
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Cosa facciamo quando odiamo? L’interrogativo, date le circostanze del nostro tempo, è pressante: siamo avviluppati in società dell’inimicizia e del rifiuto, piegati alla sistematica rimozione dell’alterità. L’esaltazione dell’Io chiude la vita entro circuiti sempre più ristretti, tracciando confini e distanze di cui sembriamo obbligati a omettere le qualità inumane. L’odio si agita dentro di noi. L’odio ci agita. Ostilità, ripugnanza, intolleranza: rispondiamo inconsciamente a schemi binari che generano polarità inconciliabili e riproducono contraddizioni insanabili. Odiamo con passione. Ma questo affetto dell’animo sembra non poter sfuggire ai discorsi e alle rappresentazioni socioculturali dominanti che ne orientano il senso complessivo. Rintracciando le propagazioni telluriche dell’odio, diviene possibile osservare le molteplici linee di faglia della società; tuttavia l’indagine deve spingersi oltre, prestando attenzione tanto agli scuotimenti imprevisti quanto alle vibrazioni più impercettibili. L’odio è un movimento, un processo che accumula e rilascia una stratigrafia complessa di energie politiche, economiche e culturali. I suoi sussulti contemporanei aprono fratture inedite: si può odiare il capitalismo e le sue catastrofi? È possibile sottrarre l’odio ai modelli divisori e polarizzati che tendono a veicolarlo? Possiamo immaginare pratiche d’odio generative e rivoluzionarie, oltre qualsivoglia forma di appropriazione superficiale di tale sentimento? Ci avviciniamo all’epicentro di un fenomeno che ha segnato in modo indelebile la storia umana: nella voce dei suoi tremori più profondi, proviamo ora a cogliere l’alterità stessa dell’odio.